lunedì 19 novembre 2012

Psicoterapie telefoniche?

Cerco di rispondere ai dubbi sollevati da un lettore del precedente articolo "Interpretazione come autosvelamento". La questione che mi è stata posta è la seguente: "Se solo ora ci si pone la questione sull'essere umano nella stanza insieme al paziente, perchè fino ad ora le sedute non sono state fatte al telefono?".
Credo che questa domanda meriti risposte a più livelli.
Innanzitutto, riferendomi al "solo ora" non intendo certo gli ultimi mesi. Si tratta di un "ora" relativo alla teoria scientifica; contando che la psicoanalisi ha una storia di poco più di un centinaio di anni, se consideriamo gli ultimi dieci-quindici anni, questi appaiono come una finestra temporale molto breve, rispetto all'intera storia scientifica. Con questo intendo dire che l'attenzione data al ruolo del terapeuta è relativa alle ultime decadi, che in un'ottica scientifica è un tempo piuttosto esiguo.
Secondariamente, con l'articolo precedente la mia intenzione era quella di sottolineare come, nelle ultime ottiche scientifiche, è stato (ri)valutato il controtransfert (cioè la "reazione" del terapeuta al paziente) come facente parte a  pieno titolo della terapia. Anzi, secondo gli autori dell'intersoggettivismo (Stolorow, Atwood), è proprio grazie al contributo di quello specifico terapeuta con quel determinato paziente in un preciso momento della vita di entrambe, che permette di strutturare una determinata relazione terapeutica.
Nella psicoanalisi classica (cioè secondo l'impostazione di Freud) le reazioni del terapeuta al paziente (controtransfert) erano percepite come una sorta di "disturbo", perchè non permettevano al terapeuta di osservare le reazioni transferali del paziente. Inoltre era concettualizzato che quanto portato dal paziente in seduta fosse tutto "farina del suo sacco", mentre ora è assodato che è in stretta relazione con la persona del terapeuta. In sostanza, paziente e terapeuta si influenzano reciprocamente, un vero e proprio "dialogo tra inconsci", che viene considerato a pieno titolo facente parte della terapia,
Diciamo che, nel corso del Novecento, c'è stata una sorta di "rovesciamento" all'interno della teoria psicoanalitica. Freud ha concepito la psicoanalisi con gli occhi di uno scienziato (era neurologo), in un periodo scientifico improntato al positivismo; cioè esisteva lo studioso da un lato, e l'oggetto di studio dall'altro. E' questo punto di vista che si è modificato col tempo, quando per la scienza era ormai innegabile che l'osservatore influisce, con l'osservazione, sull'osservato. Assodato che l'obiettività pura è irraggiungibile, soprattutto se ci riferiamo alle relazioni umane, ecco che allora si pone più in risalto la figura dell'osservatore (il terapeuta, nel nostro caso) come facente parte del fenomeno osservato.
Rispetto al mezzo col quale viene osservato il fenomeno, cioè il faccia a faccia piuttosto che il telefono, bisogna premettere che Freud stesso parte da un modello medico. Come medico, era abituato a vedere i propri pazienti in uno studio, stesi su di un lettino. Quando inizia a "curare con le parole", si accorge che la visione reale del paziente davanti a sè, racchiude una grossa mole di informazioni, altrimenti non osservabili. Si tratta di tutto ciò che è racchiuso sotto il termine di "non verbale". Nel non verbale sono considerati tutti i movimenti del corpo, del viso, con quale modalità vengono eseguiti, in quale momento dell'interazione vengono eseguiti, in relazione a quali contenuti, la prossemica, il modo di occupare lo spazio, e via dicendo. Va da sè che utilizzando una modalità come quella telefonica, tutto ciò viene meno.
Inoltre, la possibilità di vedere il paziente in uno studio, permette di strutturare quello che è chiamato Setting. Per setting si intende tutto l'insieme di oggetti fisici che compongono lo studio e delle regole della terapia (orari fissi, pagamento, durata dei colloqui, pause festive, ecc.). Il setting ha l'importante funzione di strutturare e tutelare la terapia ed il terapeuta, nonchè di far emergere molti aspetti del paziente (ad esempio se riesce a stare alle regola imposte). Con modalità diverse dal vedersi faccia a faccia, tutto ciò verrebbe a mancare, e si otterrebbe un lavoro terapeutico completamente differente.
A quanto ne so io, non ci sono in Italia terapeuti che svolgono psicoterapie telefoniche.
D'altro canto è vero che, con l'avvento del web, sta emergendo la possibilità di lavorare online, e quindi fare consulenze via web. E' ancora un campo estremamente nuovo, non studiato e pieno di pericoli. Al momento l'Ordine degli   Psicologi della Lombardia si esprime così in merito alla regolazione di terapie on-line (e affini):

4.1.1 In considerazione del rapido sviluppo dei sistemi di comunicazione e delle ricadute di questi sulla pratica professionale a distanza, gli psicologi devono utilizzare con cautela soprattutto quelli ancora mancanti di una base di ricerca consolidata.
4.1.2 È un dovere professionale dello psicologo che opera a distanza di informarsi sulle caratteristiche e sui limiti dei mezzi utilizzati e di tenere conto della ancora ridotta disponibilità di informazioni sulle differenze con l’interazione diretta.
4.1.3 Lo psicologo tiene conto dei limiti della propria competenza sugli strumenti e sulla tecnologia che utilizza e, conseguentemente, attiva servizi ed intraprende solo attività compatibili con tali limiti.

 Appare chiaro che l'Ordine si riferisce al web, ma si esprime in generale rispetto a mezzi di comunicazione diversi dall'impostazione classica. Viene sottolineato come questi sistemi di comunicazione non siano ancora stati studiati, e non sia quindi possibile prevederne i limiti o gli eventuali vantaggi.
Il mio personale pensiero è che non ci sia alcun mezzo di comunicazione che sia equiparabile all'interazione faccia a faccia. Anche pensando alle relazioni quotidiane, della vita di ognuno, sentirsi per telefono è una cosa, ma passare del tempo insieme ha un valore completamente diverso.
Per tutti questi motivi ritengo che non sia possibile fare psicoterapia al telefono, oppure online, via mail o skype, anche se so che sono mezzi che si stanno diffondendo, sicuramente da tenere d'occhio (a tal proposito, è uscita da poche settimane in italia una serie televisiva, che non sono ancora riuscita a guardare, intitolata "Webteraphy"). Spero che la spiegazione sia stata esauriente.

BIBLIOGRAFIA
www.opl.it